Bere troppa acqua fa bene o male?


Tanti di voi si saranno chiesti almeno una volta nella vita:

Qual’é la giusta quantità di acqua che devo bere ogni giorno?

Necessaria al nutrimento della terra e delle piante, l’acqua è un elemento essenziale per tutti gli esseri viventi, compreso l’uomo. Al momento del parto un feto è composto dal 70% di acqua, un bambino lo è invece del 60% e un adulto dal 45% al 65% circa. Essenziale per tutte le funzioni del nostro organismo (circolazione sanguigna, linfatica, funzioni cerebrali, renali) è presente in tutti i fluidi delle cellule viventi e persino nelle ossa. Per sostituire l’acqua persa durante le funzioni vitali di alcuni organi (i reni filtrano il sangue 15 volte in un ora purificandolo dalle scorie, eliminandole insieme all’acqua attraverso le urine), tramite la sudorazione, la respirazione e la lacrimazione. Il fabbisogno giornaliero del nostro corpo di acqua, in condizioni normali, secondo la maggior parte di studi scientifici, è di circa 3 litri.

Attraverso il cibo (non solo frutta e verdura ma anche i cibi secchi contengono una percentuale di acqua) assumiamo circa 1,5 litri al giorno, ma di questi, almeno 0,5 litri vengono persi durante la combustione e l’assorbimento dei nutrimenti all’interno del nostro sistema digerente.

La dose di acqua da assumere giornalmente, consigliata dall’Organizzazione Mondiale della Salute è di almeno 1,5 l al giorno (arrivando a 2 l complessivi insieme all’assunzione di cibo).

Quando la quantità di acqua assunta diventa eccessiva?

La sensazione della sete (così come quella del sonno, fame, sazietà e impulsi sessuali) è controllata da una parte del nostro sistema nervoso chiamata ipotalamo. Quando si assumono quantità di acqua al di sopra dei 4 litri al giorno in assenza di particolari condizioni fisiche come febbre, sport intenso o caldo eccessivo,  possono causare difficoltà del nostro cervello di trasmettere gli impulsi di controllo dei liquidi, scatenando dei meccanismi come:

  • dipendenza e abuso di acqua anche quando non se ne ha bisogno chiamata aquaholism
  • affaticamento dei reni e ritenzione idrica a causa dell’ inattivazione del ormone ADH
  • difficoltà digestive bevendo troppo durante i pasti.

Il “vizio” di bere troppo però, è statisticamente poco diffuso nel mondo, quando si parla di acqua.

Purtroppo salgono invece le percentuali di persone che sostituiscono la bevanda salutare più antica della storia, con altri tipi di liquidi quali bibite, bevande isotoniche, energetiche o  peggio ancora, alcolici e superalcolici!

Il consumo di bibite gassate crea gonfiori e stitichezza, quello di bibite zuccherate aumenta le quantità di picchi glicemici nel sangue,  già subiti, per l’assunzione giornaliera di cibi ad alto contenuto di zuccheri. Tutto questo, aumenta la produzione di cortisolo, che provoca nel tempo, tantissimi disturbi come ipercolesterolemia, diabete, disfunzioni ormonali ecc.

Le bevande isotoniche o energetiche invece, sono da considerarsi utili (selezionandole accuratamente e avvalendoci di un consiglio di un professionista), ma solo nel caso in cui si pratica sport a livello agonistico o molto intenso. Se in eccesso, possono incrementare le calorie giornaliere assunte creando un aumento del peso corporeo come le altre bevande zuccherate.

“Il vino fa buon sangue” è uno dei detti più popolari perché,  se consumato con moderazione (1 o 2 bicchieri al giorno ai pasti)  aumenta la produzione di colesterolo HDL (quello buono e utile per la salute)  e rende il sangue più liquido grazie anche all’azione dei polifenoli contenuti nella buccia dell’uva, può essere quindi benefico per il sistema cardiovascolare.

L’abuso di alcolici e superalcolici invece, non solo diminuisce le quantità di acqua assunta durante il giorno perché si sostituiscono ad essa, ma creano una serie di scompensi fisici e carenze di vitamine, che possono sfociare in patologie croniche o gravi come:

  • emicrania
  • malattie al cuore
  • danni al fegato
  • blocco delle arterie e ipercolesterolemia
  • gotta
  • pressione alta
  • cancro

3 metodi efficaci per bere la giusta quantità di acqua

  • Mangiare più frutta e verdura. 

Permette di idratare il nostro corpo in modo naturale e apportare la quantità necessaria di vitamine e minerali essenziali, consumarne 5 porzioni durante l’arco della giornata è la quantità più idonea al nostro organismo.

  • Se non siamo abituati a bere acqua pura, possiamo farlo assumendola sotto forma di tisane (alternandole e facendoci consigliare da un erborista o naturopata per il tipo di erbe scelte) oppure aromatizzandola in modo naturale con frutta, verdura o erbe aromatiche (sul web ci sono un sacco di ricette di acqua aromatizzata, a breve anche su questo blog!)

usando una caraffa come questa, oppure preparandola alla sera prima per poi filtrarla e berla durante la giornata successiva.

  • Impostare dei timer o sveglie che ci ricordino di bere almeno un bicchiere d’acqua ogni 3 ore.

A questo proposito sono nati tantissimi dispositivi come questo, in vendita on line oppure in para-farmacia o farmacia, che aiutano proprio la corretta idratazione attraverso questo metodo.

In conclusione, bere troppo fa male, ma solo se si superano i 4 litri giornalieri in condizioni fisiche e ambientali nella norma.  I vantaggi ed i benefici del bere acqua nel modo corretto sono tantissimi ed importanti per la nostra salute. Il processo di disidratazione dannoso per il corpo umano, inizia già dalla soglia del 2%, e purtroppo,  può anche non dare sintomi fino a situazioni cliniche più gravi, quindi ricordati di bere la giusta quantità di acqua tutti i giorni!

Come sbarazzarsi dei metalli pesanti?


 

I metalli pesanti fanno parte in modo naturale della crosta terrestre e non sono degradati dall’attività biologica e fotochimica, quindi non posso essere smaltitise rilasciati nell’ambiente possono restarci per centinaia di anni. In tracce alcuni di questi elementi, fanno naturalmente parte di noi come: rame, selenio, zinco, ma solo in piccole parti, perché l’eccesso, può comunque diventare tossico per il nostro organismo. Altri metalli che invece hanno potenzialità dannose se accumulati sono: antimonio, arsenico, bismuto, cadmio, cerio, cromo, cobalto, rame, gallio, oro, ferro, piombo, manganese, mercurio, nichel, platino, argento, tellurio, tallio, stagno, uranio, vanadio. Nel corpo umano sono comunque presenti altri minerali, assorbiti principalmente dall’alimentazione e dall’acqua che beviamo, sono catalogati in microelementi e macroelementi come magnesio, calcio, fosforo, potassio, questi sono essenziali per i cicli vitali, e la loro carenza va ad interferire sul corretto funzionamento di molti organi e sul sistema nervoso.

L’uso di troppi prodotti chimici in agricoltura, l’assunzione di troppi farmaci e la scorretta alimentazione, negli ultimi 50 anni, hanno permesso la crescita della percentuale di persone con elevate dosi di metalli pesanti nel proprio corpo, tale da provocare danni al loro organismo; numerosi studi scientifici, stanno sempre più consolidando, teorie mediche che sospettano correlazioni tra malattie gravi come Leucemia, Sclerosi multipla ed intossicazioni da metalli pesanti.

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Esiste una cura per l’endometriosi?

L’Endometriosi è un disturbo dell’apparato genitale femminile, attualmente la percentuale mondiale della sua presenza in donne in età fertile si aggira intorno al 15%.

L’aumento delle persone affette da questa malattia ha attirato l’attenzione di medici e specialisti, portando l’Organizzazione Mondiale della Salute ad realizzare finalmente grosse campagne di sensibilizzazione per promuovere la diagnosi precoce della patologia, della quale, fino a qualche anno fa non si sentiva nemmeno parlare e veniva considerata ”malattia rara”.

La cura definitiva per l’endometriosi  in campo medico, purtroppo, non è ancora stata scoperta, ma ci sono soluzioni terapeutiche in grado di alleviarne i sintomi e rallentare la sua crescita nell’organismo.

L’endometriosi è causata dalla crescita anomala di un tessuto chiamato endometrio, che normalmente riveste l’utero, al di fuori di esso. Queste masse composte di tessuto, sebbene nascono in zone non idonee alla riproduzione come intestino, cavità pelvica, ovaie, tube di falloppio, o nei casi più seri, organi come polmoni e vescica, continuano a comportarsi come se si trovassero al loro posto, cioè assorbendo del sangue durante il ciclo mestruale, per poi dare origine successivamente, ad un sanguinamento ogni mese. Non potendo espellere questo flusso di sangue, l’organismo lo accumula, dando luogo a cisti e manifestazioni infiammatorie molto dolorose.

Le cause di questa patologia sono ancora in fase di definizione, numerosi studi scientifici hanno però già avuto dei risultati su fattori genetici e stili di vita come le due principali.

Alla base di ogni terapia consigliata dai medici per l’endometriosi, c’è l’obbiettivo di ridurre i cicli mestruali, che accelerano la crescita delle masse ed il controllo della produzione ormonale.

Al momento la pillola anticoncezionale a base di progesterone, assunta continuativamente per bloccare il ciclo mestruale, oppure la chirurgia per rimuovere i focolai, purtroppo rimangono le uniche due soluzioni per rallentare la malattia e fare in modo da non permetterle di creare grossi danni sull’apparato riproduttivo femminile.

Che collegamento c’è tra Endometriosi e alimentazione?

Oltre ad un’alimentazione scorretta, fatta di cibi poco naturali e trattati chimicamente, molti studi scientifici hanno evidenziato che, una dieta povera di fibre e ricca di grassi, favorisce la produzione di un enzima chiamato beta-glucuronidasi,  sprigionato dai batteri nocivi, prodotti dall’intestino crasso quando non possiede una flora batterica equilibrata, causando la remissione in circolo di estrogeni (ormoni femminili in eccesso in tutti i casi di endometriosi) in tutto il corpo.

Nelle donne colpite dalla malattia, oltre ad una buona funzionalità intestinale, è importantissimo il ruolo del fegato, perché è l’organo preposto alla metabolizzazione degli estrogeni e di altri ormoni, quindi sostanze come alcol, caffeina e grassi (oltre all’eccesso di farmaci) sono assolutamente da evitare!

Anche se molti studi scientifici, prendono in considerazione il legame tra endometriosi e sostanze presenti in detergenti, detersivi per la casa, pesticidi e diserbanti, vengono presi in considerazione anche alcuni alimenti come carni rosse e latticini, poiché in molti casi purtroppo, contengono un alto livello di diossina, considerata anch’essa un’estrogeno ambientale.

Nelle manifestazioni dolorose dell’endometriosi, bisognerebbe preoccuparsi dell’alimentazione e non solo cercare aiuto nei farmaci per alleviare i sintomi, evitando sostanze eccitanti come zucchero, caffeina e alcol, per mantenere il dolore a livelli sopportabili, oltretutto caramelle e alcuni prodotti dolciari che contengono edulcoranti e dolcificanti artificiali, provocano alterazioni ormonali.

Facciamo un riepilogo degli alimenti NO e la lista degli alimenti SI per l’endometriosi:

ALIMENTI NO:

  • ALCOL
  • CAFFE’
  • ZUCCHERO
  • BURRO
  • MARGARINA
  • CIBI FRITTI
  • LATTICINI
  • ISACCATI
  • CARNI ROSSE
  • PRODOTTI DA FORNO INDUSTRIALI
  • FARINE RAFFINATE
  • ALIMENTI CON CONSERVANTI E COLORANTI ARTIFICIALI
  • EDULCORANTI COME QUELLI CONTENUTI NELLE CARAMELLE SENZA ZUCCHERO

ALIMENTI SI:

  • CEREALI INTEGRALI
  • LEGUMI SECCHI O FRESCHI
  • PESCE
  • VERDURA: DA PREFERIRE BARBABIETOLE, BROCCOLI, CAVOLFIORI, CAVOLETTI DI BRUXELLES, CARCIOFI, FOGLIE DI TARASSACO,CIPOLLA, AGLIO E CAROTE.
  • FRUTTA: DA PREFERIRE MELE E CILIEGE E FRUTTI DI BOSCO
  • YOGURT MAGRO NATURALE BIOLOGICO

Per concludere: si raccomanda di consumare il più possibile alimenti di origine biologica certificata, per evitare le ripercussioni negative degli estrogeni contenuti in pesticidi, diserbanti e carni trattate con ormoni.

 

 

Olistico… ma che vuol dire?

 

La parola “olismo”, insieme all’aggettivo “olistico”, è stata coniata negli anni venti da Jan Christiaan Smuts, politico, intellettuale e filosofo sudafricano. Questo termine viene spiegato dalle principali enciclopedie italiane ed internazionali in questo modo:

L’olismo (dal greco ὅλος hòlos, cioè “totale”, “globale”) è una posizione teorica, in ambito filosoficoscientifico, contrapposta al riduzionismo, basata sull’idea che le proprietà di un sistema non possono essere spiegate esclusivamente tramite le sue singole componenti in quanto, dal punto di vista “olistico”, la sommatoria funzionale delle parti è sempre maggiore/differente dalla somma delle prestazioni delle parti prese singolarmente.

Un tipico esempio di struttura olistica è l’organismo biologico: un essere vivente, in quanto tale, va considerato sempre come un’unità-totalità non esprimibile con l’insieme delle parti che lo costituiscono. Anche una macchina, in molti casi, non essendo esprimibile come una sommatoria funzionale delle sue parti, deve essere considerata olistica. Di un oggetto che vola, che resta e si muove per aria come l’aeroplano ad esempio, è difficile dire che funzioni come “somma dei suoi componenti“. Esso infatti, come sommatoria funzionale delle sue parti, non sarebbe identificabile con un “oggetto che vola”.

Cosa c’entra questo termine con la Naturopatia?

La Naturopatiaè una pratica attualmente riconosciuta dall’Organizzazione mondiale della Sanità, che contribuisce allo stato di benessere di una persona, stimolando con l’aiuto di rimedi naturali, le sue caratteristiche e forze vitali già presenti in essa, con lo scopo di rieducare, disintossicare e riequilibrarela stessa.

Per fare questo, è necessario considerare tutti gli aspetti dell’individuo, psicologico, nutrizionale, biologico, e sociale, aiutandolo a liberarsi di dogmi, cattive abitudini e false informazioni che la società moderna impone. Negli ultimi anni purtroppo, l’uso improprio del temine ”Olistico”, ha fatto in modo di associarlo a tecniche magiche o esoteriche, tra l’altro praticate da alcuni Naturopati che non rispettano purtroppo il codice etico e deontologico della professione.

Possiamo quindi concludere che i termini ”Tecniche olistiche o pratiche olistiche’‘, si riferiscono ad azioni che, tengono conto della totalità di un individuoe non solo della sua patologia, parte del corpo o singolo ambito in cui esso ha una difficoltà.

Qualsiasi intervento di un consulente del benessere quindi, deve sicuramente avere questo tipo di approccio per poter aiutare la persona che si rivolge a lui, in modo da non nuocere alla sua salute e ottenere risultati definitivi in ambito di benessere.

 

Sono allergico o intollerante?

 

Anni fa, prima di iniziare a studiare Naturopatia, mi capitava spesso sentir parlare di “test alternativi”, proposti anche in farmacia, per la diagnosi di intolleranze alimentari; un sacco di persone, mi raccontavano di aver scoperto di essere intolleranti ad una lista lunghissima di alimenti (tra l’altro quasi sempre quelli che consumavano abitualmente) che avrebbero dovuto evitare…

ed io mi sono sempre chiesta:

Che differenza c’è tra intolleranza e allergia?

Beh ora ovviamente posso rispondere a questa domanda:

L’allergiaè provocata da una risposta anomala dell’organismo verso sostanze (chiamate allergeni) identificate come estranee o addirittura pericolose, in un soggetto non allergico,  le stesse sono invece ritenute innocue. Le cellule, dopo il contatto con l’allergene, reagiscono catturandolo e dando l’allarme alle altre cellule, portano il ”nemico” dai linfonodi che, per sconfiggerlo, producono anticorpi specifici chiamati LgE.

Nelle intolleranzeinvece, il sistema immunitario non viene coinvolto, ma sono provocate spesso dalla mancanza o carenza di enzimi oppure da disfunzioni dell’apparato digerente che, diventa incapace di metabolizzare in parte o del tutto, sostanze contenute in alcuni cibi.

Le due cose sono molto differenti fra loro, eppure tantissime volte vengono confuse anche per dei sintomi che, sembrano essere molto molto simili!

Vediamo insieme 3 indizi che possono farci capire se siamo intolleranti o allergici:

  1. Seguendo la descrizione fatta prima sulle allergie e quello che succede a livello immunitario, dopo il rilascio di specifici anticorpi da parte dei linfonodi, si libera nell’organismo una sostanza chiamata istamina, che provoca le classiche reazioni allergiche come prurito, difficoltà respiratorie, gonfiore e arrossamento degli occhi e mucose, ecc. questo succede nella maggior parte dei casi, subito dopo l’ingestione di un alimento o subito dopo il contatto con la sostanza ”sospetta”.
  2. Coinvolgendo il sistema immunitario, le allergie non ancora diagnosticate possono portare sintomi simili a quelli influenzali come stanchezza, asma o difficoltà respiratorie e stati febbrili.
  3. Gonfiore, ritenzione di liquidi, diarrea cronica, dolori addominali e nausea, possono sicuramente essere riconosciuti come sintomi di un’intolleranza alimentaresolo se non sono violenti, esagerati o improvvisi come nel caso delle reazioni allergiche. Al contrario delle allergie, un’intolleranza si può’ manifestare anche dopo giorni dall’assunzione di un alimento, e moltissime volte, la quantità influisce sulla reazione (es. se sono allergico alle noci, basta che io ne mangi una, per avere immediatamente una reazione; se sono intollerante devo mangiarne una certa quantità o associare le noci ad altri alimenti poco sopportati dal mio apparato digerente, e vedrò una reazione probabilmente dopo ore o giorni).

Se avete dei sintomi simili a quelli che ho descritto e sospettate di avere un’allergia o un’intolleranza, il mio consiglio, è di rivolgervi al vostro medico di base, che vi prescriverà dei test da fare, sui quali uno specialista o un allergologo potranno formulare una diagnosi corretta.

Quali sono i test più attendibili per la diagnosi delle allergie?

Prima di rispondere a questa domanda è importante sottolineare che, tutti i test per individuare le allergie o intolleranze, hanno sempre un attendibilità limitata, a causa della varietà di allergeni alimentari  o ambientali esistenti, e a causa delle reazioni del nostro organismo più o meno immediate. Per evitare grosse perdite di tempo e di denaro, per arrivare ad una corretta diagnosi, se avete il sospetto di un’allergia o di un’intolleranza, rivolgetevi ad un professionista esperto, vi aiuterà a fare il giusto percorso per non farvi “incappare” in tantissimi sistemi di autodiagnosi non certificati e privi di ogni validità scientifica. Secondo il ministero italiano della salute, al momento i test con i risultati più attendibili sono:

  • Prick test. Il più utilizzato nei laboratori analisi europei perché ritenuto sicuro, rapido ed economico. Si svolge pungendo la cute dell’avambraccio, per mettere in contatto l’allergene (estratti commerciali o nel caso del prick by prick, una dose dell’alimento fresco) con le cellule sottocutanee chiamate mastociti epidermici. Se in corrispondenza dell’applicazione si verifica un’eruzione cutanea, è altamente probabile che il soggetto sia sensibile alla sostanza in questione. Prima di dare una diagnosi,  di solito si analizzano l’entità dei pomfi comparsi sulla pelle e i tempi di comparsa.
  • ATP (Atophy Patch Test). Viene utilizzato soprattutto in età pediatrica perchè indaga sull’ipersensibilità di tipo ritardato, causata dal contatto con l’allergene, e nei bimbi è molto più frequente questo tipo di reazione. Si svolge applicando dei cerotti sul dorso del paziente, contenenti dei dischetti impregnati delle sostanze allergiche. Si rimuovono i cerotti dopo 48 ore e si valuta oltre alla reazione di quel momento, anche le possibili successive in 48 o 72 ore.
  • LgE Specifiche/RAST (Radioallergosorbent test). Utilizzato nei pazienti molto allergici con gravi e frequenti reazioni anafilattiche per ridurre il rischio dei test cutanei. Tramite un esame del sangue, si misurano in laboratorio i livelli di LgE (anticorpi) mettendoli in contatto con estratti allergenici.
  • Test di Provocazione Orale (TPO)/Bronchiale.Al momento è in assoluto il test che offre maggiori garanzie diagnostiche tra tutti i tipi di test allergici. Resta però, quello meno utilizzato in Italia, a causa dei rischi ai quali espone i pazienti e per i costi elevati. Viene svolto sotto controllo medico in day hospital, si somministrano piccolissime dosi della sostanza o alimento sospetto per via orale o per inalazione, si aumentano in modo graduale le quantità (ogni 20 minuti circa) fino a raggiungere la dose stabilita. Mantenendo il soggetto sotto osservazione per alcune ore, si registrano tutte le eventuali reazioni.

ATTENZIONE: QUESTI TEST NON VANNO FATTI QUANDO STATE ASSUMENDO MEDICINALI CHE POSSONO ALTERARNE I RISULTATI O QUANDO AVETE ORTICARIA O ALTRE REAZIONI IN CORSO, VANNO SVOLTI CON PARTICOLARE ATTENZIONE SE AVETE AVUTO EPISODI DI REAZIONI VIOLENTE A CONTATTO CON ALLERGENI PER IL RISCHIO DI SHOCK ANAFILATTICO! ANCHE PER QUESTO MOTIVO SCONSIGLIO DI RICORRERE A TEST ACQUISTABILI ON LINE E CONDOTTI AUTONOMAMENTE!

In questo articolo ho voluto riassumere più possibile l’argomento ma, tengo a precisare che stiamo parlando di un tema vasto e del quale si discute molto in medicina, soprattutto negli ultimi 20 anni, a causa dell’incremento del numero di persone allergiche o intolleranti (per citarne qualcuna ”famosa” faccio riferimento all’intolleranza al lattosio, al glutine o le allergie ai pollini). Le cause che possono scatenare una reazione immunitaria del nostro corpo come nel caso delle allergie, o infiammatoria nel caso delle intolleranze alimentari sono varie, secondo molte ricerche e studi scientifici effettuati negli ultimi decenni, tante possono essere scatenate da stress o motivi psicosomatici.

Un bravo Naturopata, ha il compito di indirizzarvi, verso l’iter più veloce e meno dispendioso possibile, per individuare la causae le sostanze che provocano la supposta allergia o intolleranza, facendo un anamnesi più completa possibile della situazione, e raccogliendo informazioni, con il vostro aiuto, su quello che vi succede durante la vita quotidiana. L’alimentazione controllata è fondamentale per iniziare un percorso sia di supporto alle eventuali cure mediche che di diagnosi nel caso di un’intolleranza o di un’allergia alimentare. 

Scarica qui la guida agli Allergeni alimentari.

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